Mi chiamo Silvia Sebastiani e per dieci anni ho lavorato nel mondo farmaceutico, un percorso che mi ha permesso di approfondire la conoscenza del corpo umano e dei meccanismi che lo regolano.
Lo yoga mi accompagna da molto tempo: ci siamo inseguiti, trovati e ritrovati, fino a quando ho scelto di lasciare che diventasse anche il mio lavoro.
Sono insegnante di yoga certificata (YTT 500h) e sto seguendo un Master annuale in Yogaterapia.
Nel mio percorso ho avuto modo di affiancare persone affette da patologie neurodegenerative e disturbi muscolo-scheletrici, un ambito che avevo già esplorato durante la mia precedente esperienza in azienda farmaceutica.
Mi appassiona approfondire gli aspetti scientifici dello yoga, supportati da studi sempre più numerosi.
È affascinante osservare come, attraverso la sola attenzione minuziosa al corpo e alla mente, questa disciplina sia riuscita – in modo quasi chirurgico – a entrare in contatto con muscoli, apparati, sistema endocrino e sistema nervoso.
Una pratica nata migliaia di anni fa, già citata nei testi vedici risalenti al II millennio a.C., eppure incredibilmente attuale nella sua capacità di dialogare con la scienza moderna.
Lo Yogaterapia mi sta fornendo strumenti ancora più concreti per approfondire questa integrazione, permettendomi di creare sequenze che si fondano sull’Hatha Yoga, adattandolo alle diverse problematiche fisiche.
Credo che la pratica possa rappresentare un supporto complementare alle terapie cliniche tradizionali, metodo sempre più integrato in ambito internazionale, sempre nel rispetto della tradizione e della profonda cultura che sta dietro ogni singolo movimento, respiro e pensiero.
La pratica regolare degli āsana (posture) si manifesta innanzitutto nel corpo: maggiore flessibilità, forza e coordinazione, qualità che si riflettono nella vita di tutti i giorni.
Nella costruzione delle sequenze pongo grande attenzione alla progressione e all’armonia del movimento, con lo scopo di espandere la percezione e affinare la consapevolezza corporea.
Ma la pratica non si ferma al corpo.
Il respiro è il filo conduttore, il ponte che collega l’esperienza fisica a quella interiore. Con il tempo, impariamo a esplorarlo in ogni direzione, a sentirlo lì dove prima sembrava inesistente. Ci rieduchiamo a respirare, e nel farlo, riscopriamo il potere sottile ma trasformativo di questo gesto essenziale.
La pratica è uno spazio che ci dedichiamo, un’occasione per fermarci e ascoltare.
Mi piace offrire a ognuno la possibilità di sentire come indossa la stasi, di entrare in un abbandono consapevole, in un ascolto attivo anche nelle posizioni passive.
Il riposo, la quiete, il fermarsi – dimensioni sempre più spesso relegate in fondo alla lista delle cose da fare – diventano un atto di presenza.
Ascoltiamo il corpo, che non mente. Osserviamo la mente, che spesso ci assale.
E, piano piano, corpo, respiro e pensiero iniziano a dialogare con maggiore chiarezza. Ognuno con la propria voce, ognuno con la propria potenza.
Infine, è bene ricordare che lo yoga non è solo ciò che accade sul tappetino; anzi, questa è solo una minima parte.
Lo yoga è una filosofia antica e profonda che si fonde con il vivere, alla ricerca della cosa più preziosa: la più sincera e autentica espressione di sé.
" Lo yoga è la scienza della realtà."
Swami Sivananda